Era
una gran bella giornata, sentiva il sole forte sulla pelle, scaldava
veramente tutto, poteva ringraziare di avere gli occhiali scuri e
subito si mise a ridere della sua battuta. Aveva deciso di andare a
fare una passeggiata, sapeva che sarebbe finito al solito bar, ma
amava quel posto, soprattutto per il rumore, tra tazzine e bicchieri
aveva la giusta colonna sonora per lasciarsi andare ai migliori
pensieri. Pensava a quanto sfortunato poteva essere una persona
sorda, incapace di percepire quella che poteva essere la voce di una
ragazza o il canticchiare degli uccelli o anche lo stupido rumore del
vento. Ringraziò la sua fortuna.
Intanto
era arrivato al bar, andò a sedersi al solito posto e Michele che lo
aveva visto arrivare andò subito a prendere l'ordinazione.
“Ehi
Giorgio, il solito?” “Ovviamente”.
Non
sapeva come poteva fare per smettere di piangere, Claudia non ne
poteva più di quel modo di fare del mondo, dei ragazzi in generale,
non ne poteva più del sole che le stava solo dando fastidio agli
occhi arrossati, in più aveva dormito uno schifo quella notte,
decise che aveva bisogno di parlarne e non con qualche amica
superficiale o qualche consigliere dell'ultimo minuto, aveva solo
bisogno di parlare e che qualcuno la ascoltasse, così decise di fare
la cosa più semplice del mondo, entrò nel primo bar che trovò,
convinta di potersi sfogare, almeno con il barista che nella sua
professione ascoltava e dava ragione a eroi e a malvagi almeno finché
consumavano.
Mise
la mano sulla maniglia, stranamente fredda, ed entrò. “Buongiorno”.
Claudia quasi grugnì un “ 'Giorno”, Michele subito capì la
situazione e prese l'ordinazione, poi iniziò a servire gli altri
clienti che erano appena entrati, e li accolse con un sorriso
smagliante.
Claudia
pensò al succo all'ananas, non si ricordò di dove aveva letto che
l'ananas bruciava i grassi, e anche se fosse stato vero non gli
interessava molto. Al banco, con il succo in mano, iniziò a
guardarsi intorno, c'erano un paio di coppiette intente a parlottare
del più e del meno, Claudia non sapeva se odiarli o esserne
invidiosa, poi la sua vista si posò sul tavolino all'angolo, lì
c'era un ragazzo con addosso delle cuffiette e gli occhiali da sole,
con lo sguardo perso nel vuoto.
Forse
più per curiosità morbosa che vero e proprio interesse, Claudia
prese il succo e si diresse verso il tavolino d'angolo. “Posso
sedermi?”, il ragazzo fece finta di nulla oppure non l'aveva
sentita, così gli toccò la spalla, “Scusa posso sedermi?”.
Giorgio riemerse dal flusso di pensieri indotti dalla musica, si levò
le cuffiette e le rispose “Certo, tranquilla”. “Immagino tu
voglia parlare” disse Giorgio, Claudia si sentì presa in
contropiede, beccata subito, “Hai ragione”, Giorgio sorrise e le
rispose “Non c'è problema, farebbe piacere anche a me fare
conversazione, di cosa vuoi parlare?”.
“Del
mondo, di quanto le persone siano materiali, di quanto non riesca a
sentirmi a mio agio in questo sistema, so che è molto complicato
come argomento, ma non c'è niente di meglio di parlarne con un,
perdonami, sconosciuto”.
“Non
ti devi scusare, ma devi darmi più dati, è troppo generico così il
discorso, cosa potrei risponderti? L'unica maniera che abbiamo di
interfacciarci con la realtà e attraverso le parole e non è che sia
sempre facile esprimere i propri pensieri o sensazioni”
“Appunto
per questo faccio fatica a spiegarti, in parole molto semplici, sono
stanca di essere valutata per quello che mostro più che per quello
che avrei da mostrare” “Da un lato è anche colpa tua, non
fraintendermi, ma sei la prima responsabile delle valutazioni che gli
altri danno di te, forse dai troppo valore alla tua apparenza più
che cercare di dimostrare la tua sostanza” “Non faccio nulla, ma
non riesco mai ad avere un discorso, per esempio con i ragazzi, che
sia un filino profondo, tutti a chiedermi o il numero di telefono o a
cercare di finirmi nei pantaloni e francamente non riesco più a
sopportarlo”.
Giorgio
sospirò e le rispose “So che non è facile, ma devi cercare di non
dare l'impressione che sia quello il tuo modo di fare generico, cioè
devi evitare di dare l'impressione di essere materiale, per esempio
sono 5 minuti che parliamo e non ti sei ancora presentata, ma allo
stesso tempo ho notato che ogni volta che parli gesticoli molto, e
ogni volta che gesticoli i tuoi braccialetti tintinnano, perché li
hai indossati?” “Mi chiamo Claudia e ho messo questi braccialetti
perché mi piacciono!”.
Claudia
si sentì messa al muro, il ragazzo era molto più profondo di quello
che poteva aspettarsi. “Io Giorgio, anche se non me lo hai chiesto,
comunque la tua non è una risposta, il motivo vero è che li hai
indossati perché ti fanno sentire più carina e più carina, per te,
vuol dire più sicura di te stessa” “Forse. Ma questo cosa centra
con il resto del mondo?” “Che il mondo inavvertitamente ti
giudica materiale, con così poco da offrire sul piano della
profondità morale che decide di avvicinarti solo persone materiali,
perché è quello che stai chiedendo. Chiedi attenzioni grazie al tuo
aspetto fisico e non puoi poi sorprenderti”.
Claudia
iniziava ad averne abbastanza. “Cosa ne puoi sapere? Probabilmente
anche tu con tutti questi discorsi profondi che hai fatto, in realtà
saranno 5 minuti che mi guardi le tette, ed è ancora di più che
indossi quegli occhiali da sole qui al coperto, sicuramente anche tu
sei più materiale di quello che pensi”.
Giorgio
sorrise “Finora non ne ho ancora avuto l'occasione, ma devono
essere una gran cosa se avrei dovuto farci attenzione! Credo che il
motivo principale per cui non ti trovi in questa società sarà il
conflitto, che ancora non hai risolto, tra il tuo essere
materialista, amare gli sguardi lascivi dei ragazzi e il tuo essere
alla ricerca di qualcuno che non ti giudichi per quello che fai
vedere. Capisco il tuo modo di sentirti, ma devi cambiare il tuo modo
di affrontare la vita. Tutto qui”.
Giorgio
detto questo si alzò e si diresse a pagare, si avvicinò a Michele e
pagò anche il succo all'ananas di Claudia, poi mentre usciva Claudia
notò che si appoggiava al muro, la sua mano scivolava sulla parete,
come se fosse alla ricerca di un contatto. Claudia pensò che fosse
ubriaco già a quell'ora del giorno, poi si accorse che aveva bevuto
un te caldo, decise di andarsene, prima passò di fronte a Michele e
lui la richiamò. “Lo conoscevi?” “Veramente no” “Giorgio è
una bravissima persona, ha una sensibilità unica, e un'intelligenza
fuori dalla media, non ho dubbi sul fatto che deve essere stata una
buona chiacchierata, è proprio vero quello che dicono su quelli come
“lui” “Come lui in che senso?” “Non te ne sei accorta?”
“Di cosa?” “Del fatto che non ci vede, da quello che so
dovrebbe essere cieco dalla nascita”. L'unica cosa che riuscì a
dire Claudia fu “Che sfortuna”, quando in realtà avrebbe voluto
dire “Quanto sono stata stupida!”.
Giorgio
stava sorridendo, anche se era triste per la ragazza, non c'è
peggior sordo di chi non vuol sentire, ma non era riuscita ad
accorgersi del suo handicap, il che riconfermava la sua tesi, oppure
era stato bravo lui a non farlo capire. Stava pensando a quanto certe
volte le persone non si rendano conto di essere loro in prima
posizione a essere il proprio problema. Avrebbe voluto vederla, ma
forse era stato meglio così, non aveva sbagliato di un millimetro il
suo giudizio, non si era fatto ingannare. Sentì il calore del sole
sulla pelle, levò gli occhiali e restò un paio di minuti a guardare
il sole con i suoi occhi spenti che brillavano di luce riflessa.
Sorridendo, era uno dei pochi che lo aveva visto veramente, solo
percependolo, senza averne mai visto la luce.
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