“Ti
Amo” “Anch'io”. Serata perfetta, erano stretti in un abbraccio
da almeno 5 minuti. Stavano lì noncuranti dei dintorni, coinvolti
solo nei loro pensieri, che ormai erano una cosa sola, le loro menti
stavano facendo l'amore e a Elisa questo bastava, era anche di più
di quello che si aspettasse. Giulio era contento, in quel modo che
solo un uomo può provare, coinvolto in una situazione in cui non ha
controllo, lasciando che tutto scorra attraverso se stesso.
All'aperto in cima a quella collina all'inizio della sera, avevano
appena parlato di tutto e di niente, quel genere di discorsi senza né
capo né coda che solo due innamorati possono fare. Neanche
ricordavano di cosa stessero parlando quando si erano abbracciati,
contava solo quello al momento, era tutto quello che avevano ed era
tutto quello che bastava. Si scostarono solo per sentirsi un filino
più morti di prima, un po' più incompleti, ma restarono lì, senza
dire nulla, con lo sguardo perso nel vuoto della pianura, senza
pensare a nulla. L'aspetto migliore di quel momento era la mancanza
di pensieri, buoni o cattivi che fossero, la pace assoluta del
silenzio, il silenzio interiore. Elisa aveva bisogno del contatto di
Giulio, allungò la sua mano per prendere quella di Giulio, senza
pensarci 2 volte, lui la prese e la attirò a se e rimasero così per
un altro po'. “Mi si stanno intorpidendo le gambe e inizio a
sentire freddo, forse è meglio se ce ne andiamo” pensò Giulio,
così iniziò a stiracchiare le gambe e a strofinarsi le spalle,
Elisa naturalmente capì il messaggio “Vuoi che andiamo?” “Certo,
se vuoi rimaniamo qui ancora un po'” “No no, tranquillo” e
aggiunse “Stai per congelarti cretino e vuoi restare?” “Per te
questo e altro”. Elisa colse l'ironia nel tono della voce del suo
ragazzo e gli tirò un buffetto “Dai su!”. Giulio era contento di
aver trovato qualcuna che riusciva a capirlo così bene, o forse non
si rendeva conto che non era così difficile leggere i suoi
comportamenti. L'uomo nascosto dietro gli alberi sul crinale alle
spalle sorrise nella penombra. “Che bella coppia” e pensò alle
sue cotte adolescenziali, era così spensierato una volta, senza
preoccupazioni, senza delusioni. Amava la vita a quei tempi, ora
l'unica cosa che odiava era dover vivere ancora, per fortuna aveva
uno scopo che gli dava una ragione per andare avanti, se nella sua
vita non aveva avuto fortuna di certo poteva aiutare gli altri ad
arrivarci. Giulio prese per mano Elisa e iniziarono a scendere verso
l'auto, i suoi ormoni al momento avevano sconfitto il freddo a pedate
e non vedeva l'ora di arrivare a casa, a casa di Elisa e di fare
l'amore fino alla mattina dopo. Elisa dal canto suo stava solo
pensando a quanto bene stava ed era stata il resto della giornata,
aveva trovato il ragazzo giusto. Onesto, fedele, simpatico, buona
famiglia e tutto il resto. Anche lei credeva di essere stata troppo
fortunata, ma forse lo meritava o almeno era quello che cercava di
ripetersi di continuo. Ormai questa relazione continuava da 6 mesi,
ed erano stati i 6 mesi migliori della loro vita, vissuti con tutta
l'intensità di un giovane amore, quasi cercavano di pizzicarsi per
cercare di svegliarsi, stava andando tutto troppo bene, questo era
quello che entrambi pensavano, qualcosa su cui erano sempre e
comunque d'accordo, anche se non ne avevano mai parlato. In pace
completa, con i piedi che neanche sfioravano terra, tanto leggere e
vicine erano le loro anime, erano arrivati all'auto. Decisero di
appoggiarsi sul cofano e restare lì a parlare del futuro. “Cosa
vuoi dalla vita?” “Ancora?” “Perché hai già tutto quello
che desideri?” “Ovvio che sì, mi hanno appena regalato la
macchina!” “Quanto sei coglione” “Ah beh, l'affare lo hai
fatto tu” e scoppiarono a ridere entrambi, Giulio si fece serio “Ho
tutto quello che mi serve, tutto quello che desidero e so che avrò
tutto quello che voglio, ci sei tu e sai che questo mi basta” “Sei
mio”, era il momento giusto per un bacio e lui lo sapeva, la prese
e rimase lì sulle sue labbra per cercare di spiegare quello che
aveva appena detto, se le parole sono la maniera che aveva di
comunicare tutte le nostre emozioni, il bacio è l'unico che era
grado di spiegare l'amore, l'unico in grado di farlo comprendere,
l'unico in grado di far capire milioni di parole e frasi fatte, far
capire quanto in realtà contano o siano importanti, un bacio non
mente, mai. Può ingannare stava pensando Elisa, ma mentire mai.
“Che
bellissima coppia”, l'uomo dal nascondiglio sul crinale si sentiva
un giudice, pronto a dire se il loro amore era vero e puro, anzi lui
era il giudice, quella notte li avrebbe messi alla prova. Entrambi.
Decise di agire e uscì dal nascondiglio e si avvicinò all'auto, ma
quando la vide si pentì subito del giudizio che aveva dato al
ragazzo, si accorse della precisione con cui era stata pulita, di
come lui stava attento a non posare le scarpe sul paraurti e si rese
conto che il ragazzo teneva a quell'auto più di quanto avrebbe
dovuto, decise di ritardare l'incontro e restò a osservare ancora un
po', non poteva sbagliarsi, non doveva sbagliarsi. Inizio a fare
attenzioni ai piccoli segnali, la mano sinistra di lui era posata sul
sedere della ragazza, nonostante la posa più naturale per lui fosse
un'altra, il ragazzo amava il corpo di quella ragazza, forse un po'
di più di quello che avrebbe dovuto, lei d'altro canto stava
giocherellando con le sue ciocche di capelli, indice di timidezza
pensava l'uomo, probabilmente il ragazzo stava cercando di farla
rilassare, chissà cosa aveva in programma di fare una volta salito
in auto. “Andiamo a casa tua?” disse Giulio. “Sì” rispose
lei, “Mi raccomando controlla le scarpe prima di montare, non
vorrei sporcare i tappetini”, “Quanto sei materiale!” “Stavo
scherzando scemotta! Sai che puoi rotolarti anche nel fango se vuoi,
mi piaceresti comunque!”.
Giulio
stava cercando le chiavi nelle tasche quando sentì rumore di passi
nella stradina che portava allo spiazzo in cui aveva parcheggiato,
cercava di mettere a fuoco la figura che si stava avvicinando quando
questa parlò.
“C'era
una chiesa qui intorno? Sulla cima intendo”
Intanto
continuava ad avvicinarsi, uscendo dalla penombra, Giulio rispose:
“Sul
colle affianco”
“Cavolo,
non avevo visto indicazioni, sono andato a tentativi, la fortuna non
è mai stata una mia alleata!”
“Certe
persone si confondono perché la strada per le due è la stessa, c'è
un segnale al bivio più sotto”
“Ok
grazie mille, a proposito sa dirmi l'ora? Non vorrei il santuario
fosse chiuso”
“Certo
un attimo che guardo sul telefono”.
“Le
7 e ...” furono le ultime parole che riuscì a dire Giulio prima di
accasciarsi, non si era accorto di quanto lo sconosciuto si fosse
avvicinato e del fazzoletto che aveva in mano, Elisa cercò anche di
urlare, ma l'uomo fu più veloce e con una leggera pressione sul
collo le bloccò la voce in gola, e con un leggero aumento di
pressione la fece sprofondare nell'oblio.
L'uomo
si faceva schifo, si odiava per quello che aveva appena fatto, ma il
suo scopo era molto più grande, doveva accettare anche quella parte
del suo lavoro, sarebbe servita alla sua missione, li caricò sulla
macchina del ragazzo, si controllò diligentemente le scarpe e montò,
guidando verso la sua destinazione. Ormai era vicino al suo
obbiettivo, ora le cose si sarebbero fatte interessanti.
22.18
Elisa
si svegliò bloccata a una sedia e subito iniziò a dare di matto,
urlando e agitandosi sulla sedia, nel frattempo Giulio rinvenne e
vide la sua ragazza impazzire dal terrore, come lui d'altronde, ma
cercò di restare lucido in quella situazione, bruciando tutto il
coraggio che aveva a disposizione e soprattutto per aiutare Elisa e
se stesso che erano nei guai fino al collo. C'era una rotaia tra di
loro, tra i loro petti, con una lama circolare al centro, le mani di
entrambe erano legate alle due estremità della rotaia e la cosa non
si prospettava una festa di compleanno con i parenti, erano finiti
nelle mani di qualche psicopatico.
“Elisa
calmati cazzo, fammi pensare!”
“No,no,
non posso stare così, fai qualcosa per liberarmi!”
“CI
STO PROVANDO, MA SE URLI ME LO RENDI DIFFICILE!”. Elisa scoppiò a
piangere, ma smise di urlare, Giulio cercò di concentrarsi, ma non
riusciva a venirgli in mente nulla per riuscire ad uscire da quella
situazione orribile: “Ascolta ci andiamo attraverso insieme, ok?”
“S-Sì”, stava cercando di farsi venire in mente qualcosa di
confortante da dirle, ma venne interrotto nei suoi pensieri dallo
sconosciuto: “ Scusate i miei modi poco ortodossi, ma lo sto
facendo per voi” “razza di coglione che cazzo vuoi da noi?”
“Cerca di calmarti ragazzo” “Calmo un cazzo, tu devi lasciarci
andare, sei da rinchiudere!” “Non farmi arrabbiare, io cerco di
essere gentile e cercare di spiegare la situazione e tu continui a
interromp...” “Vai a farti...” Giulio ricevette un colpo alla
tempia parecchio forte che gli bloccò la facoltà di pensare per un
paio di secondi.
“Bene,
ora che ci siamo capiti, permettetemi di spiegare: siete legati a una
rotaia che punta dritta ai vostri cuori, al centro di questa rotaia
c'è una lama circolare che accenderò, non appena finito di
spiegarvi, altrimenti non mi resterebbe che urlare per farmi capire,
rendendo le istruzioni poco chiare e non voglio che capiate male.
Ora, se tu, ragazzo mio, spingerai la rotaia dall'altro lato la lama
la ucciderà e viceversa. Capito?” “Perché mai dovrei farlo?”
disse Elisa. “Gran bella domanda, avete cinque minuti per prendere
una decisione, altrimenti delle sbarre vi verranno sparate nel cuore.
Iniziate a parlarne, io vi lascio il vostro spazio, dovete discuterne
da soli, ricordate il limite dei 5 minuti! Buona scelta”. Detto
questo lo sconosciuto si allontanò nel buio della grande stanza in
cui erano rinchiusi inseguito dagli insulti di entrambi i ragazzi,
che in qualche maniera speravano di ferirlo. L'uomo era triste.
Triste di doverlo fare, ma sperava che prendessero la giusta
decisione, lui aveva fatto quanto poteva, ora era tutto in mano loro.
“Giulio,
ti prego, non voglio morire! Aiutami, fammi uscire da qui!”
“Sta
bluffando!”. Ironia della sorte, il suono della sega circolare
riempì la stanza quasi a voler smentire completamente l'opinione di
Giulio.
“Oh
cazzo,cazzo,cazzo!” “Cosa facciamo Giulio?” “Non so, forse
non era serio sul timer dei 5 minuti” e nuovamente venne smentito
dalla leggera pressione che una punta di ferro stava facendo sul suo
sterno. “Giulio non voglio morire!” disse Elisa scoppiando a
piangere nuovamente. “ZITTA! Non urlare, possibile che devi sempre
metterti a urlare come una matta, non riesco a pensare” “NO-N
VOGLIO MORIRE, GIULIOOOOOO” “ZITTA, DEVI CHIUDERE QUELLA
BOCCACCIA” “ Colpa tua se ci troviamo in questa situazione, tu e
la tua mania di andare in posti isolati a guardare sti cazzo di
tramonti e stare la a pensare a cazzate da donne!” “Cosa n-ne
potevo sapere? Non è colpa mia Giulio!”.
Elisa
stava cercando lo sguardo di Giulio, ma lui non glielo ricambiava,
era concentrato sulla lama al centro, poi d'improvviso Elisa notò
che la lama si stava avvicinando a lei, il movimento era lento, ma
stava aumentando di velocità. “C-cosa? Giulio cosa stai facendo?
Sei pazzo?”, Giulio ancora non la stava guardando, era concentrato
a spingere lontano da lui quella lama mortale, ormai non contava più
nulla, contava solo la vita e Giulio aveva scelto che la sua valeva
di più di quella della donna che amava o che aveva amato fino a un
paio di minuti prima. Elisa stava impazzendo, non solo doveva
affrontare il tradimento più grande della sua vita, ma anche
fronteggiare la morte imminente, decise di smettere di piangere e
urlò “GUARDAMI!”, Giulio a fatica riuscì ad alzare lo sguardo e
incrociò quello di lei, non servì altro, Elisa era riuscita a
condensare tutto in quell'occhiata e lui dovette distogliere subito
lo sguardo, non riusciva a sopportarlo, bruciava più dell'inferno.
Ormai la lama era a pochi centimetri dal petto di Elisa che immobile
accettava il suo destino, la lama ormai stava per tagliarle la
camicetta quando all'improvviso, con un cambio repentino e
accelerando cambiò direzione, nel giro di un paio di secondi si era
piantata nel petto di Giulio e stava scavando la sua strada
attraverso il suo petto, come prima era riuscita solo Elisa con le
sue carezze, ora quella lama lo stava facendo a pezzi.
Elisa
stava singhiozzando, non aveva il coraggio di alzare lo sguardo su
quello che aveva di fronte, non aveva il coraggio di pensare a nulla,
restava solo il dolore e la pace che questo riusciva a donarle, il
pregio di non pensare a nulla e sarebbe rimasta lì se la voce dello
sconosciuto non si fosse intromessa.
“Mi
dispiace, veramente. Lo amavi vero?”
Elisa
non rispose, lo sconosciuto andò a liberarla. “L'uscita è lì”,
una luce di emergenza si accese sopra una porta sulla distanza. “Puoi
andare”. Elisa con le gambe che ormai rispondevano più a livello
di istinto, si alzò e iniziò a barcollare verso la porta. “Aspetta,
ti do una mano”, Elisa neanche aveva la forza di respingerlo e si
fece sorreggere fino all'uscita. “Qui,ecco spingi”, il cuore di
Elisa fece un salto, era all'aria aperta, stava respirando un po' di
libertà. Era lì bloccata. Lo sconosciuto si avvicinò e le spezzò
il collo con le mani. Un movimento netto e rapido, Elisa neanche se
ne accorse. Cadde come un fagotto di stracci per terra.
L'uomo
era triste, cupo, mentre trascinava il corpo senza vita della ragazza
verso la macchina di Giulio, così lo aveva chiamato lei. I ragazzi
avevano fallito la prova, e si che pensava che quei due forse
sarebbero stati i tipi giusti, sembravano così una bella coppia. Per
un attimo ci aveva pure sperato, quando per i primi 2 minuti il
ragazzo e la ragazza non si erano mossi. Sperava che avessero capito
che l'unica maniera di superare la prova era accettare di morire
insieme, che qualcuno accettasse di sacrificarsi per l'altro, solo in
quel caso la lama si sarebbe bloccata e loro sarebbero stati liberi.
Quella era la prova del loro vero amore, era la prova che tutto
quello che si erano detti lo avrebbero messo ai fatti anche con la
propria vita, se avessero superato la prova sarebbero stati pronti a
tutto insieme. Ma il ragazzo aveva ceduto, aveva messo se stesso di
fronte all'altra, aveva fallito il test e ne aveva pagato la
conseguenza. Gli dispiaceva per la ragazza, le aveva spezzato il
collo, ma lo aveva fatto per lei. Che razza di esistenza avrebbe
potuto avere pensando a quella esperienza, lei che avrebbe accettato
la lama senza discussioni, tradita nella sua fiducia, tradita in
quello che provava. Le aveva fatto un dono, le aveva permesso di non
pensarci più. Di non struggersi in cima a quell'esperienza, l'aveva
salvata e questo pensiero lo tirò un po' più su di morale. Iniziò
a fischiettare un motivetto allegro mentre stava mettendo la ragazza
nel bagagliaio della macchina. La avrebbe seppellita da qualche
parte, se lo meritava. Povera ragazza. Lo sconosciuto vide il suo
riflesso sul finestrino e pensò al suo passato e a un momento in
particolare. “Ti Amo” “Anch'io”. Lo aveva sentito anche lui,
lo aveva detto anche lui. Decise di pensare ad altro. Controllò con
attenzione le scarpe, eliminò un po' di terra dalle scarpe e montò
nell'auto. Non avrebbe voluto sporcare i tappetini, anche se lui in
fondo non era così materiale, ma il proprietario dell'auto sì.