lunedì 11 aprile 2016

Colibrì

Teneva il colibrì tra le mani, facendo attenzione a non schiacciarlo, una piccola cosa, insignificante, fragile, eppure lo osservava come fosse tutto il suo mondo, l’unica cosa importante, assoluta in quel momento.

Era posato al muro, poco gli interessava di sporcare il giubbotto di calce, aspirava il fumo avidamente e a ogni boccata una piccola nuvoletta concentrata si andava dissipando nell’aria. Grossomodo come i suoi pensieri, ogni sua idea era liquida, non riusciva ad aggrapparsi a nulla, tutto gli scorreva attraverso. Odiava quella sensazione di mancanza di controllo sul suo flusso di pensieri, ma allo stesso tempo ne era saturo. A chi lo avesse osservato da fuori sarebbe sembrato il tipico ragazzo perso nei suoi pensieri, cuffiette, sigaretta, occhiali scuri. Il giusto modo per allontanare qualsiasi tipo di contatto, mettendo direttamente in chiaro che volesse restare da solo. E la gente che lo circondava percepiva quell’esigenza, si era creata una zona intorno a lui dove altre persone restavano in silenzio oppure se ne mantenevano a distanza cercando una zona più rumorosa, quasi avessero paura di disturbare i suoi processi mentali.

Il colibrì alzò la testa e iniziò a fissarlo, lui ricambiò quello sguardo e percepì che nonostante la sua piccolezza, quell’essere vivente aveva la sua stessa voglia, la sua stessa necessità di vivere. Quella sensazione lo lasciò interdetto, dato che nella sua abituale furia di pensieri non calcolava molto quanto un’altra creatura potesse avere dei punti in comune con lui. Sorrise. Non gli capitava molto spesso.

Lei era seduta sulla panchina all’altro lato della piazza, lo aveva notato. Il suo sguardo era magnetico. Osservarlo così estraniato dalla realtà l’aveva colpita dritta nello stomaco. Le aveva suscitato troppi pensieri. Quel viso diretto verso il cielo e perso nei suoi pensieri la faceva impazzire. In quel momento stava percependo qualcosa di strano. Si era persa a pensare a di tutto e di più, anche lei non riusciva a trovare un’ appiglio nella corrente di pensieri e sensazioni che la stavano attraversando. Quel mix la stava facendo implodere.

Il colibrì iniziò a sbattere le ali, a una velocità che l’occhio umano non sarebbe riuscito a percepire e dalle mani si alzò in volo. Giusto per lanciare un ultimo sguardo a colui che lo teneva in mano. Pronto a volare via. L’uomo pensava che gli sarebbe mancato. Sorrise ancora.

Lo vide osservare il telefono. Lo osservò sorridere. E sempre mentre sorrideva lo vide levarsi le cuffiette e guardarsi intorno. Iniziò a sorridere anche lei, pronta ad essere notata. Ma di punto in bianco il sorriso si trasformò in una linea diritta. Inespressiva.

Alzò lo sguardo dal telefono sorridendo, si levò le cuffiette e iniziò a guardarsi intorno. E fu quando la vide che il sorriso divenne ancora più forte. Le si avvicinò anche lei con un sorriso smagliante e non poté non notare ancora una volta il tatuaggio del colibrì sul suo incavo della spalla. Le mise un braccio intorno al collo e le domandò come fosse andata la giornata. Lei gli sorrise e si allontanarono passeggiando leggeri.


Lei era lì, seduta sulla panchina ad osservarli mentre se ne andavano camminando, pensava a quanto fosse fragile in quel momento. La sua vita. A quanto assomigliasse a un piccolo pezzo di cristallo. A quanto assomigliasse a un piccolo colibrì.