mercoledì 9 marzo 2016

Twist

Le mura in marzapane, il tetto creato con lastre di cioccolato, caramelle a scopo decorativo incastonate come pietre a vista, finestre di zucchero trasparente, pavimenti di focaccia. La strega era contenta della sua bella casa, ci aveva messo molto tempo della sua vita per ottenere la casa dei suoi sogni, molto lavoro, ma d’altronde una strega non aveva molto da fare.
Era la classica strega dei libri di fiabe: vecchia decrepita con un naso acuminato, piena di brufoli, con lo sguardo arcigno e con poca cura per l’igiene personale, una di quelle persone che preferiresti non vedere, forse per quello aveva deciso di abitare lontano da tutti, in mezzo a un bosco, di quelli fitti, pieno di pini. Era riluttante al contatto umano, dato il suo aspetto rivoltante, ma tutto sommato era una vecchina adorabile che tendeva ai suoi affari.
In quella piccola radura c’era tutta la vita di quella vecchina, la sua casetta, il suo orto, la sua pace e nessuno capitava per sbaglio da quelle parti a importunarla.

Quella mattina la strega era uscita per andare a raccogliere dei funghi per farsi una bella zuppa, ne aveva proprio voglia, anche perché vedendo quella casa ogni volta le saliva il diabete, quindi di buon mattino prese e partì alla ricerca nel bosco, ricordandosi di chiudere bene a chiave la casa, perché anche se era in mezzo a un bosco, preferiva sentirsi sicura, non si poteva mai sapere chi poteva capitare da quelle parti. Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio, questo le diceva sempre la sua mammina.

Quella mattina destino volle che quella radura avesse due nuovi ospiti, due bambini che si aggiravano sperduti alla ricerca di qualcosa da mangiare probabilmente e quando per pura fortuna capitarono in quella zona aperta del bosco e videro quella casa, il loro cuore saltò un battito, si gettarono senza tante cerimonie su quella casetta e iniziarono a demolirla pian pianino, partendo dal garage. Non si capiva perché la strega avesse voluto costruire anche un garage, visto che macchine non ne aveva, ma probabilmente era solo per spirito di completezza, o così le andava. Coperti di zucchero caramellato dalla testa ai piedi e con tutta quell’energia nel sangue i due bambini sembravano due pazzi scatenati.

La vecchina già assaporava la sua zuppetta di funghi, mentre si dirigeva verso casa con il suo cestino pieno, stava pensando che cosa abbinare a quella minestrina calda, ed era indecisa tra le castagne e la zucca. Anche se le zucche crescevano a rilento e piccoline in quell’orto, purtroppo non era ben concimato. Presa totalmente dai suoi pensieri che quasi non si accorse dei due bambini che le stavano demolendo il garage.
Quando li vide però quasi ci rimase secca, osservare la sua creatura demolita da quei dentini bianchi e da quella fame insaziabile le fece perdere la testa.
Percorse gli ultimi metri che la separavano dalla casa a una velocità innaturale per una vecchina della sua età. Prese per la collottola i 2 bambini e gli domandò molto seccata il perché di quell’azione barbara.
I 2 bambini sporchi di zucchero dalla testa ai piedi risposero che era per semplice fame, e la strega si intenerì. Non riusciva a guardare il suo povero garage, ma non sarebbe riuscita neanche a guardare male i due ragazzi. Povere creature, probabilmente abbandonate a loro stesse, sperdute e affamate.
Decise di ospitarli, almeno finché non le fosse venuto in mente che farne o come aiutarli a ritornare dalla loro famiglia.
Preparò dunque la minestra con i funghi e la zucca, ma quando la diede ai ragazzini, i 2 bambini la gettarono per terra dicendo che preferivano la casa. La vecchina fece appello a ogni oncia di pazienza esistente nella sua persona per evitare di prenderli a sculacciate, meritate, per quell’ingratitudine, ma un sorriso del maschietto mise a tacere quel pensiero.
Una settimana dopo i 2 bambini erano ancora lì, la casa quasi non più,  con grande disappunto per la povera strega. Data la sua preoccupazione per la dieta che stavano seguendo i due ragazzini si avvicinò al più grande, gli prese il dito e disse:
“Scricciolino, devi regolarti, anche il dito è ingrassato, smettila di mangiarmi la casa, non è una dieta salutare, stasera promettimi che mangi il pane”.
Il bambino alzò i due occhi al cielo, non poteva tollerare quella vecchina rompiscatole, non ne poteva più.
“Mi darete una mano a fare il pane, che ne dite?”
Il viso dei due ragazzini si illuminò, e quasi all’unisono risposero “Sì”. Era l’occasione che attendevano da una settimana.
Si misero quindi a impastare, coperti di farina dalla punta delle orecchie ai piedi sembravano così carini, che la strega quasi si dimenticò di quanti disastri avessero causato. Gettò un paio di pezzi di legno nel forno, quel tanto che bastava per farlo salire a temperatura, quando il più piccolino gettò dentro al forno un pezzo di pasta.
La vecchina svalvolò: “Non ora! Il forno è ancora freddo!” e quasi si gettò nel forno per raccogliere quella piccola forma di pane.
I bambini entrarono in azione in contemporanea, il più vecchio assestò una bella pedata al sedere della vecchina e la spedirono dentro il forno, Il più giovane chiuse lo sportello con un movimento fluido, fissando il gancio. Si diedero il cinque.

La vecchina non poteva crederci, urlava, pregava, mentre la temperatura si alzava e iniziava a sudare, fino a quando la temperatura iniziò a diventare insostenibile, batté con forza i pugni sullo sportello, finché non iniziarono a comparire delle piccole bolle sulla sua pelle, l’acqua nel suo corpo raggiunse l’ebollizione, i capelli argentei presero fuoco e in mezzo alle sue urla disumane la strega bruciò come un ciocco di acero. Spargendo un profumo dolciastro per l’intera casa.
I 2 bambini aspettarono un’oretta prima di levarla dal forno per gettarla in giardino. Da lì poi finirono di demolire la casetta, quando anche l’ultimo pezzo di torroncino venne mangiato se ne andarono verso il bosco, lasciando quella radura, sperando magari di incontrare qualche lupo, il profumo che avevano sentito un paio di ore prima gli aveva messo voglia di carne.



Un po’ di mesi dopo un cacciatore passò per la radura, intravide le macerie di una casa, pezzi di dolce ammuffito dovunque, ma c’erano delle zucche enormi, di certo il terreno sarebbe stato molto buono da coltivare, decise di proseguire la caccia, ma stando molto più attento.
Incrociò quasi subito 2 poveri bambini, sporchi e affamati, sperduti nel bosco. Gli raccontarono subito una storia a riguardo di una vecchia strega cannibale con una casa di zucchero, alla loro prontezza di riflessi nel salvarsi da una fine orribile.
Al cacciatore si strinse il cuore, doveva aiutarli, povere creature. Il bosco poteva essere un posto veramente pericoloso, a conferma di quello che stava pensando intravide la carcassa di un lupo lì vicino, chissà che razza di animale poteva avere fatto una cosa del genere.
“Seguitemi” disse.
“Oh certo!” dissero quasi all’unisono i due bambini.

“Abbiamo fame”.