Le
mura in marzapane, il tetto creato con lastre di cioccolato, caramelle a scopo
decorativo incastonate come pietre a vista, finestre di zucchero trasparente,
pavimenti di focaccia. La strega era contenta della sua bella casa, ci aveva
messo molto tempo della sua vita per ottenere la casa dei suoi sogni, molto
lavoro, ma d’altronde una strega non aveva molto da fare.
Era
la classica strega dei libri di fiabe: vecchia decrepita con un naso acuminato,
piena di brufoli, con lo sguardo arcigno e con poca cura per l’igiene
personale, una di quelle persone che preferiresti non vedere, forse per quello
aveva deciso di abitare lontano da tutti, in mezzo a un bosco, di quelli fitti,
pieno di pini. Era riluttante al contatto umano, dato il suo aspetto
rivoltante, ma tutto sommato era una vecchina adorabile che tendeva ai suoi
affari.
In
quella piccola radura c’era tutta la vita di quella vecchina, la sua casetta,
il suo orto, la sua pace e nessuno capitava per sbaglio da quelle parti a
importunarla.
Quella
mattina la strega era uscita per andare a raccogliere dei funghi per farsi una
bella zuppa, ne aveva proprio voglia, anche perché vedendo quella casa ogni
volta le saliva il diabete, quindi di buon mattino prese e partì alla ricerca
nel bosco, ricordandosi di chiudere bene a chiave la casa, perché anche se era
in mezzo a un bosco, preferiva sentirsi sicura, non si poteva mai sapere chi
poteva capitare da quelle parti. Fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio,
questo le diceva sempre la sua mammina.
Quella
mattina destino volle che quella radura avesse due nuovi ospiti, due bambini
che si aggiravano sperduti alla ricerca di qualcosa da mangiare probabilmente e
quando per pura fortuna capitarono in quella zona aperta del bosco e videro
quella casa, il loro cuore saltò un battito, si gettarono senza tante cerimonie
su quella casetta e iniziarono a demolirla pian pianino, partendo dal garage.
Non si capiva perché la strega avesse voluto costruire anche un garage, visto
che macchine non ne aveva, ma probabilmente era solo per spirito di
completezza, o così le andava. Coperti di zucchero caramellato dalla testa ai
piedi e con tutta quell’energia nel sangue i due bambini sembravano due pazzi
scatenati.
La
vecchina già assaporava la sua zuppetta di funghi, mentre si dirigeva verso
casa con il suo cestino pieno, stava pensando che cosa abbinare a quella
minestrina calda, ed era indecisa tra le castagne e la zucca. Anche se le
zucche crescevano a rilento e piccoline in quell’orto, purtroppo non era ben
concimato. Presa totalmente dai suoi pensieri che quasi non si accorse dei due
bambini che le stavano demolendo il garage.
Quando
li vide però quasi ci rimase secca, osservare la sua creatura demolita da quei
dentini bianchi e da quella fame insaziabile le fece perdere la testa.
Percorse
gli ultimi metri che la separavano dalla casa a una velocità innaturale per una
vecchina della sua età. Prese per la collottola i 2 bambini e gli domandò molto
seccata il perché di quell’azione barbara.
I
2 bambini sporchi di zucchero dalla testa ai piedi risposero che era per
semplice fame, e la strega si intenerì. Non riusciva a guardare il suo povero
garage, ma non sarebbe riuscita neanche a guardare male i due ragazzi. Povere
creature, probabilmente abbandonate a loro stesse, sperdute e affamate.
Decise
di ospitarli, almeno finché non le fosse venuto in mente che farne o come
aiutarli a ritornare dalla loro famiglia.
Preparò
dunque la minestra con i funghi e la zucca, ma quando la diede ai ragazzini, i
2 bambini la gettarono per terra dicendo che preferivano la casa. La vecchina
fece appello a ogni oncia di pazienza esistente nella sua persona per evitare
di prenderli a sculacciate, meritate, per quell’ingratitudine, ma un sorriso
del maschietto mise a tacere quel pensiero.
Una
settimana dopo i 2 bambini erano ancora lì, la casa quasi non più, con grande disappunto per la povera strega.
Data la sua preoccupazione per la dieta che stavano seguendo i due ragazzini si
avvicinò al più grande, gli prese il dito e disse:
“Scricciolino,
devi regolarti, anche il dito è ingrassato, smettila di mangiarmi la casa, non
è una dieta salutare, stasera promettimi che mangi il pane”.
Il
bambino alzò i due occhi al cielo, non poteva tollerare quella vecchina rompiscatole,
non ne poteva più.
“Mi
darete una mano a fare il pane, che ne dite?”
Il
viso dei due ragazzini si illuminò, e quasi all’unisono risposero “Sì”. Era l’occasione
che attendevano da una settimana.
Si
misero quindi a impastare, coperti di farina dalla punta delle orecchie ai
piedi sembravano così carini, che la strega quasi si dimenticò di quanti
disastri avessero causato. Gettò un paio di pezzi di legno nel forno, quel
tanto che bastava per farlo salire a temperatura, quando il più piccolino gettò
dentro al forno un pezzo di pasta.
La
vecchina svalvolò: “Non ora! Il forno è ancora freddo!” e quasi si gettò nel
forno per raccogliere quella piccola forma di pane.
I
bambini entrarono in azione in contemporanea, il più vecchio assestò una bella
pedata al sedere della vecchina e la spedirono dentro il forno, Il più giovane
chiuse lo sportello con un movimento fluido, fissando il gancio. Si diedero il
cinque.
La
vecchina non poteva crederci, urlava, pregava, mentre la temperatura si alzava
e iniziava a sudare, fino a quando la temperatura iniziò a diventare
insostenibile, batté con forza i pugni sullo sportello, finché non iniziarono a
comparire delle piccole bolle sulla sua pelle, l’acqua nel suo corpo raggiunse
l’ebollizione, i capelli argentei presero fuoco e in mezzo alle sue urla
disumane la strega bruciò come un ciocco di acero. Spargendo un profumo
dolciastro per l’intera casa.
I
2 bambini aspettarono un’oretta prima di levarla dal forno per gettarla in giardino.
Da lì poi finirono di demolire la casetta, quando anche l’ultimo pezzo di
torroncino venne mangiato se ne andarono verso il bosco, lasciando quella
radura, sperando magari di incontrare qualche lupo, il profumo che avevano
sentito un paio di ore prima gli aveva messo voglia di carne.
Un
po’ di mesi dopo un cacciatore passò per la radura, intravide le macerie di una
casa, pezzi di dolce ammuffito dovunque, ma c’erano delle zucche enormi, di
certo il terreno sarebbe stato molto buono da coltivare, decise di proseguire
la caccia, ma stando molto più attento.
Incrociò
quasi subito 2 poveri bambini, sporchi e affamati, sperduti nel bosco. Gli
raccontarono subito una storia a riguardo di una vecchia strega cannibale con
una casa di zucchero, alla loro prontezza di riflessi nel salvarsi da una fine
orribile.
Al
cacciatore si strinse il cuore, doveva aiutarli, povere creature. Il bosco
poteva essere un posto veramente pericoloso, a conferma di quello che stava
pensando intravide la carcassa di un lupo lì vicino, chissà che razza di
animale poteva avere fatto una cosa del genere.
“Seguitemi”
disse.
“Oh
certo!” dissero quasi all’unisono i due bambini.
“Abbiamo
fame”.